Marina Petrella, 54 anni, aderisce alle Brigate Rosse nel 1976, mentre è impiegata come segretaria nell’istituto scolastico “Bruno Buozzi” di Roma. Imputata nel processo Moro-ter, viene scarcerata per decorrenza dei termini prima della condanna all’ergastolo (6 marzo ‘92, Corte d’assise di Roma). I giudici la riconoscono colpevole dell’omicidio di un agente di polizia, di tentato sequestro e tentato omicidio, di sequestro ai danni di un magistrato, di rapina a mano armata e di diversi attentati. Il processo si conclude con 153 condanne, 26 ergastoli e e 20 assoluzioni. Quando il 10 maggio del ‘93 la condanna diventa definitiva, Marina Petrella è gia’ latitante in Francia, ricettacolo e riparo di ex-terroristi, grazie alla “dottrina Mitterrand”. La situazione cambia nel giugno del 2003, quando l’allora ministro della Giustizia, Roberto Castelli, e il suo omologo transalpino, Dominque Perben, concordano un “giro di vite” che interesserà gli ex br rifugiati in Francia: per dodici di loro, Petrella compresa, la magistratura italiana chiede l’estradizione. Sposata in carcere con il brigatista Luigi Novelli e con una figlia di 10 anni a carico, nata dalla relazione passata con un algerino, Marina Petrella viene arrestata dalla polizia francese il 21 agosto di quest’anno ad Argenteuil. A tradirla un controllo stradale. Il successivo, la Petrella compare davanti al tribunale di Pontoise che conferma lo stato di fermo sulla base del mandato di arresto emesso dall’Italia.
Marina Petrella, 54 anni, aderisce alle Brigate Rosse nel 1976, mentre è impiegata come segretaria nell’istituto scolastico “Bruno Buozzi” di Roma.
RispondiEliminaImputata nel processo Moro-ter, viene scarcerata per decorrenza dei termini prima della condanna all’ergastolo (6 marzo ‘92, Corte d’assise di Roma). I giudici la riconoscono colpevole dell’omicidio di un agente di polizia, di tentato sequestro e tentato omicidio, di sequestro ai danni di un magistrato, di rapina a mano armata e di diversi attentati. Il processo si conclude con 153 condanne, 26 ergastoli e e 20 assoluzioni. Quando il 10 maggio del ‘93 la condanna diventa definitiva, Marina Petrella è gia’ latitante in Francia, ricettacolo e riparo di ex-terroristi, grazie alla “dottrina Mitterrand”.
La situazione cambia nel giugno del 2003, quando l’allora ministro della Giustizia, Roberto Castelli, e il suo omologo transalpino, Dominque Perben, concordano un “giro di vite” che interesserà gli ex br rifugiati in Francia: per dodici di loro, Petrella compresa, la magistratura italiana chiede l’estradizione.
Sposata in carcere con il brigatista Luigi Novelli e con una figlia di 10 anni a carico, nata dalla relazione passata con un algerino, Marina Petrella viene arrestata dalla polizia francese il 21 agosto di quest’anno ad Argenteuil. A tradirla un controllo stradale. Il successivo, la Petrella compare davanti al tribunale di Pontoise che conferma lo stato di fermo sulla base del mandato di arresto emesso dall’Italia.