martedì 30 settembre 2008

Incredibile ma vero!!!!

Adesso i partigiani se la prendono pure con i negri!


Dopo il caso Porzus (film presto "ritirato" dalle sale cinematografiche italiane riguardante uno dei casi più scottanti della "Resistenza" partigiana durante il secondo conflitto mondiale), le accuse al giornalista Pansa con il romanzo "Il sangue dei vinti"(ed. Sperling & Kupfer - 2003 -) adesso l'ANPI ci riprova pure con Spike Lee. Il famoso regista americano (tra le sue opere anche capolavori come Malcolm x o la 25° ora) è stato fatto oggetto di forti critiche da parte di ex partigiani che mal digeriscono chiunque cerchi non tanto di riscrivere la storia( che a nostro parere si scrive sempre da sè dimostrando proprio con il tempo chi era dalla parte giusta e chi invece da quella sbagliata) ma di smitizzare il fenomeno resistenziale italiano non tanto nei contenuti o nelle forme ideologiche ma in soggetti isolati e nelle azioni riconducibili agli stessi.
Pensiamo francamente che vivere, a distanza di 60 anni , con un mito dei buoni e belli da una parte e dei brutti e cattivi dall'altra sia non solo poco credibile ma anche umiliante per chi in quella "Resistenza" ha creduto, combattuto e magari perso la vita. Credo che sia opportuno che si trattino argomenti come questi e che si faccia vedere senza paure che esistevano anche partigiani che hanno commesso azioni ignobili e che non erano poi così amati da tutta la popolazione come ricorda lo stesso regista americano nel suo intervento al Tg1 di lunedì 29 settembre 2008.


[...]A suscitare le ire dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia è stato l’inserimento nella trama del film di un elemento non riconducibile alla realtà: si tratta del tradimento di un partigiano, che avrebbe rivelato ai nazisti la falsa notizia della presenza di altri membri della Resistenza nel paese toscano di Sant’Anna, causando in tal modo, indirettamente, la strage. «Se questo film crea discussione è solo una buona cosa - sottolinea il cinquantunenne regista nero di Atlanta, ospite al Tg1 -. È vero, ci sono diverse interpretazioni della strage di Stazzema, ma una cosa è certa ed è quella che il film vuole raccontare: il 12 agosto 1944 la 16ma divisione delle SS uccise 560 civili». Dura la reazione di Giovanni Cipollini, vicepresidente della sezione Anpi di Pietrasanta: «Le dichiarazioni del regista ci indignano. Quello che ha detto è un’ulteriore dimostrazione di ciò che sosteniamo da tempo: Lee che ha realizzato un film senza tenere presente la verità storica su ciò che avvenne a Sant’Anna. Avevamo richiesto un confronto con il regista, ma non è stato possibile ottenerlo e questo ci dispiace molto».

Ma il cineasta afroamericano, che per la sua pellicola si è ispirato all’omonimo libro di James McBride, non torna sui suoi passi: «Sono davvero dispiaciuto di aver offeso i partigiani, ma non ho alcuna intenzione di chiedere scusa a nessuno. Io sono un artista, non posso piacere a tutti. Mi criticano? E allora cosa devo fare, buttarmi giù dall’Empire State Building? Faccio film da 23 anni e di sicuro continuerò a farli anche se a qualcuno non piacciono». Sulla Resistenza Lee sembra avere le idee chiare: «Nemmeno i partigiani, sia italiani che francesi, erano amati da tutti: c’erano anche quelli che dopo aver fatto qualche azione scappavano sulle montagne, lasciando la popolazione civile a subirne le conseguenze. Oggi tutti in Italia si dicono partigiani, ma allora, negli anni Quaranta, non era affatto così. È stato così anche per noi americani di colore per la difesa dei diritti civili». Il regista rifiuta un aperto schieramento a favore della Resistenza: «Rispetto l’opinione dell’Anpi - dice -, ma ci sono molti aspetti in ciò che è successo a Sant’Anna di Stazzema: non ci sono solo buoni o solo cattivi. Anche alcuni soldati americani non erano il bene e perfino qualche nazista non era solo male. Questa complessità caratterizza il film, che vuole rendere tutte le sfaccettature della vicenda».[...]

Tratto da La Stampa
Sicuramente un film da vedere per ricordare a tutti, soprattutto ai più giovani gli orrori della guerra, e magari un'occasione per rendere una volta per sempre più unito questo paese senza più distinzioni oramai anacronistiche.

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