martedì 14 ottobre 2008

Per non dimenticare



Il ritratto di un'assassina.

La natura farà cosa la giustizia umana ha impedito.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Marina Petrella, 54 anni, aderisce alle Brigate Rosse nel 1976, mentre è impiegata come segretaria nell’istituto scolastico “Bruno Buozzi” di Roma.
Imputata nel processo Moro-ter, viene scarcerata per decorrenza dei termini prima della condanna all’ergastolo (6 marzo ‘92, Corte d’assise di Roma). I giudici la riconoscono colpevole dell’omicidio di un agente di polizia, di tentato sequestro e tentato omicidio, di sequestro ai danni di un magistrato, di rapina a mano armata e di diversi attentati. Il processo si conclude con 153 condanne, 26 ergastoli e e 20 assoluzioni. Quando il 10 maggio del ‘93 la condanna diventa definitiva, Marina Petrella è gia’ latitante in Francia, ricettacolo e riparo di ex-terroristi, grazie alla “dottrina Mitterrand”.
La situazione cambia nel giugno del 2003, quando l’allora ministro della Giustizia, Roberto Castelli, e il suo omologo transalpino, Dominque Perben, concordano un “giro di vite” che interesserà gli ex br rifugiati in Francia: per dodici di loro, Petrella compresa, la magistratura italiana chiede l’estradizione.
Sposata in carcere con il brigatista Luigi Novelli e con una figlia di 10 anni a carico, nata dalla relazione passata con un algerino, Marina Petrella viene arrestata dalla polizia francese il 21 agosto di quest’anno ad Argenteuil. A tradirla un controllo stradale. Il successivo, la Petrella compare davanti al tribunale di Pontoise che conferma lo stato di fermo sulla base del mandato di arresto emesso dall’Italia.